Credo che "saper comunicare" e "saper vendere" siano due elementi che per quanto separati hanno una relazione costante e proporzionale tra di loro.
Ma è necessario evidenziare che NON basta saper comunicare per vendere meglio un prodotto, attualmente!
E' necessario comunicare prodotti in linea con i desideri di chi li "deve" comprare. E dico DEVE perchè la nostra generazione è caratterizzata dalla "capacità" di spendere: COMPRO ERGO SUM.
E non esistono valori eticamente morali che ci inibiscono dalla tentazione di osservare una Ferrari e pensare anche per un solo istante che poterla avere sarebbe sicuramente un sogno. Salvo poi essere distolti dalla nostra dimensione spazio temporale che ci fa pensare che "forse" per averla avremmo bisogno di un conto in banca di almeno 6 zeri.
E' quindi giusto mettere al centro del potere decisionale il "cliente", ma quanto è reale questo paradigma creato da NOI studiosi, comunicatori, marketer...
Non è che forse siamo noi che in qualche modo stiamo facendo credere un pò a tutti, in maniera retorica e persuasiva, che il potere decisionale spetta al cliente?
E se davvero così, allora,come è possibile che si continua ancora a vendere tanta "monnezza" a peso d'oro?
Credo quindi che sia più reale l'ipotesi che certi strumenti virtuali abbiano dato un'illusione a tutti di essere più forti del potere di acquisto, ma allo stesso tempo tutti continuiamo ad essere passivi della "cattiva" qualità dei prodotti di massa.
Gli strumenti "attuali" della comunicazione hanno invece dato un grosso vantaggio: quello di poter scambiare maggiormente informazioni in tempo reale.
Ed è questo il vero grosso vantaggio competitivo da parte dei "clienti": essere informati da chiunque. Con la clausola che questo "chiunque" può essere anche uno di noi comunicatori, marketer ... Qui si insinua la nostra bravura/capacità di saper cogliere gli umori veritieri di un popolo web che ha necessità di sfogarsi e comunicare come mai fino ad adesso.
Più che arte quindi direi che la comunicazione attuale è fatta di molta strategia e meno improvvisazione. Più concretezza e meno "immagine". Una comunicazione più "reale" e simile a chi deve acquistare. Ma non perchè chi fa comunicazione è diventato più "buono" ma semplicemente perchè ha a disposizione strumenti più "invasivi" ma allo stesso tempo più silenziosi di prima.
E' questo che chi dovrebbe investire in risorse umane che sappiano utilizzare strumenti e strategie simili avrebbe necessità di comprendere: la "reale" possibilità di poter trarre vantaggio competitivo dall'uso di strumenti "social". Il resto sono solo tante belle parole per spingere altri a fare il gioco dei "soliti noti".
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