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giovedì 28 agosto 2008

Il potere di poter abusare

Riporto un estratto molto significato sul tema degli abusi sessuali all'Università:

INCHIESTA - Dal porno-docente assolto a Camerino a 60 denunce contro professori di Roma che non sono mai arrivate al giudice: mappa di un sopruso sessuale coperto dall'omertà.
C’è bisogno di regole certe che rompano l’omertà e garantiscano la carriera degli studenti in, un ambiente oggi non democratico.


Perché non denunciano?
Capizzano, stimato docente molto popolare fra gli allievi e con tante amicizie importanti. era stato scoperto solo perché uno stock di video girati da lui di nascosto mentre aveva rapporti con varie universitarie nel suo studio in facoltà, trafugato, era finito in circolazione. Condannato in aprile dalla Corte dei conti a pagare 120.000 euro di danni all'ateneo, con motivazioni che includono la "rendita di posizione" sfruttata per avere quei rapporti, il 7 giugno è stato assolto dalle accuse penali (nel caso della violenza sessuale, per insufficienza di prove), e sono state assolte assieme a lui anche tre delle giovani, a loro volta accusate di corruzione del docente. L'avvocata Teresa Manente, responsabile dell'ufficio legale di Differenza donna, che gestisce i centri antiviolenza di Comune e Provincia di Roma, per correttezza non si pronuncia sul processo. Ma osserva: «Con un professore non può esserci mai un rapporto alla pari. Per me, quella che non scappa dalla stanza, accetta tutto e non denuncia, è uguale a quella che scappa. In casi simili, non ho mai visto una vera libertà di scelta. Sono giovani donne il cui eventuale consenso è viziato dalla posizione di supremazia dell'altro, anche a prescindere dal "ricatto" sull'aiuto per la per la carriera. Il docente deve trattenersi e anzi respingere le attenzioni, in caso venissero dalla ragazza. Quanto a Camerino, è un luogo piccolo e legato all'ateneo: secondo me il processo poteva essere diverso se non si fosse svolto lì».



E posso confermare che le ragazze che si oppongono a questo sistema squallido vengono semplicemente messe in difficoltà. Se un docente(schifoso) decide che tu sia la preda devi solo sperare che gli venga qualcosa altrimenti avrai vita difficile all'interno dell'Università.


Con questo, ovviamente, non volgio essere qualunquista e generalizzare il mondo universitario, ma è anche giusto dover dare maggiore visibilità a questi fatti che altrimenti verranno sempre nascosti: " Perchè guai ad essere generici"


Contromisure insufficienti
II capitolo "contromisure" è uno specchio fedele del clima generale. Nelle università sono previsti, come in tutti i luoghi di lavoro, i Comitati di pari opportunità - e ne esiste uno anche a Messina. II loro Coordinamento nazionale però è volontario, informale, in contatto con il ministero Pari opportunità e senza notizie da quello dell'Istruzione. La responsabile Grazia Morra, dell'università di Padova (vedi box nella pagina precedente), dà le cifre: «Su 77 atenei, a fine giugno risultavano esistere solo 27 Comitati. II secondo passo sarebbe quello di adottare un codice di condotta contro le molestie morali e fisiche di varia gravità: risulta esistere in otto atenei. II codice prevede un consigliere/consigliera di fiducia esterno a cui rivolgersi, che può fare tre cose: tentare la conciliazione informale, seguire il percorso formale interno (con sanzioni disciplinari) e infine, o in parallelo, aiutare la vittima a rivolgersi alla magistratura. Sempre in giugno, risultava operativa una sola consigliera. Altre, da contare sulle dita di una mano, lo saranno in ottobre» . Sono i numeri di una lunga battaglia che sta lentamente portando le università italiane ad avere almeno l'indispensabile: una persona competente e non di parte che riceva con le dovute tutele le denunce.
Ma anche questo non sembra sufficiente. Lo fa temere l'esempio di Torino: in due anni e quattro mesi, la consigliera ha visto arrivare un'unica studentessa.
Nel marzo del 2001, prima in Italia, quell'università ebbe un codice etico contro mobbing e molestie. Dal febbraio del 2002, c'è l'avvocata Alida Vitale:
prendere appuntamento è facile, le indicazioni sono nel sito dell'università, sono stati fatti i seminari di presentazione, c'è un opuscolo. Niente da fare. «Mi sono stati sottoposti vari casi», dice l'avvocata, «ma di molestie, con un professore che le ha chiesto una prestazione, finora mi ha parlato solo una laureanda che non sa se procedere. Ha paura di perdere la borsa di studio.
Le difficoltà sono sempre queste: passare l'esame, avere la borsa, il dottorato».
E quando la ricerca è passata al personale docente femminile, quasi tutte, pur in condizioni dl privacy e anonimato, si sono rifiutate di compilare quei «fogli». Nella stessa Padova, non mancano le difficoltà: il codice è stato approvato in aprile, la consigliera comincerà a lavorare a ottobre ma la professoressa Silvana Badaloni, del Comitato pari opportunità, avverte: «Già in sede di discussione un collega ha voluto aggiungere che i "contatti fisici indesiderati e inopportuni" sono sanzionati solo se volontari». In pratica il professore può sempre dichiarare che il contatto fisico non era volontario. E così il serpente si morde la coda.





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